Primo mercoledì del mese e questo significa solo una cosa: nuova Be-Intervista sul nostro blog!
Questo mese abbiamo posto alcune domande ad Alessandra Maggio, specialista dell’Advertising. Per questa intervista, appunto, abbiamo voluto prendere spunto dal suo libro “Come Fare Remarketing e Retargeting” e farle alcune domande specifiche sull’argomento.
Buona lettura 😉
Ciao Alessandra, grazie per aver accettato di rispondere alle nostre domande: iniziamo subito!
- Parlaci un po’ di te e raccontaci quando hai iniziato ad appassionarti al mondo del pay per click?
Sono sempre stata affascinata dal mondo delle nuove tecnologie e della comunicazione tramite l’uso di queste. Dopo un percorso universitario proprio incentrato sulla parte più analitica della comunicazione, ho iniziato a collaborare con web agency del territorio bolognese.
Sono partita dalla SEO e sono approdata all’advertising a pagamento, grande amore del mio percorso. Inevitabilmente ho dovuto abbracciare anche tutte la parte legata alle performance e alla web Analysis per arrivare a oggi dove mi occupo proprio di advertising e web performance in ottica Inbound.
- Puoi spiegarci in cosa consiste il remarketing e che differenza c’è rispetto al retargeting?
La visione è unica: come intercettare in maniera continuativa gli utenti del percorso di acquisto/conversione delineato. È questa è l’essenza della pubblicità sul canale digitale. Il Remarketing lavora su utenti di cui abbiamo l’indirizzo mail, utenti quindi del nostro database. Il Retargeting, invece, è un’attività legata ai cookie: intercetto utenti che hanno visitato le mie pagine, hanno messo un prodotto in carrello, hanno visto un video su Facebook, ecc…
- A cosa serve il retargeting dinamico e in quali casi viene utilizzato?
Il Retargeting dinamico condivide lo stesso scopo di quello statico ma lo fa in modo diverso. Mostra, infatti, in modo dinamico i contenuti all’utente che ha interagito con essi. La base di funzionamento sfrutta sistemi di machine Learning, consente un minor controllo rispetto a quello statico ma per chi ha un catalogo ampio è un’ottima strategia.
- Che differenza c’è tra remarketing su Google Ads e remarketing su Facebook Ads?
A livello concettuale non è vi una grossa differenza, anzi sono sistemi molto simili. A livello operativo quello con Google Ads consente qualcosa di più a livello di creazione di audience personalizzate in quanto muovendoci con Google Analytics ne sfrutto tutte le metriche partendo proprio dai dati. A livello di risultati tutto dipende dalle buyer personas. Allo stato attuale sono abbastanza certa del fatto che siano entrambi necessari. I percorsi di acquisto sono sempre più articolati, l’utente è da presidiare in tutti i touch Point della sua navigazione.
- Quali sono i problemi più comuni che hai incontrato durante l’impostazione delle attività di remarketing?
Un problema comune è di avere audience poco popolate, specialmente quando si è all’inizio. Per questo le campagne di acquisizione costanti sono centrali. Vi possono essere poi dei problemi di situazione dell’audience e dei problemi con l’attenzione dell’utente: essendo sempre più difficile da catturare la creatività è centrale.
- Al fine di avere un’analisi più dettagliata possibile, quali sono gli step che compi quando analizzi i risultati di una campagna? E come sfrutti i dati Analytics per migliorare la tua strategia su Google Ads?
Io parto sempre dalla qualità del traffico. Per molti le metriche di engagement sono poco funzionali, per me sono centrali perché spesso una mancata conversione è frutto di altre problematiche, non legate all’advertising in senso stretto. Inoltre è sulla qualità che scalo le campagne. Successivamente mi concentro sulle micro-conversioni, step intermedio in un’ottica Inbound e poi esploro tutte le voci dell’e-commerce avanzato o degli obiettivi/eventi.
Per me è cruciale, inoltre, valutare tutto in base ai modelli di attribuzione. Quando lavori con l’advertising tendi a concentrarti sul Last clic ed è un errore madornale. Spesso, per esempio, metti in pausa una keyword in Google Ads perché pensi non converta e invece magari è una chiave di traffico che sorregge tutte le altre. Quindi lavorare sulle conversioni indirette e sui percorsi di canalizzazione è cruciale.
- Com’è cambiato, secondo te, il mondo dell’advertising negli ultimi anni? Come lo vedi invece tra 5 anni?
L’automation sta radicalmente cambiando tutto. Sia in un’ottica di performance perché devi affidarti alle valutazioni della piattaforma sia in un’ottica di budget, che non può più essere risicato proprio perché i principali sistemi di PPC hanno bisogno di una mole di dati ingente per essere efficaci.
Inoltre la qualità del contenuto da sponsorizzare oggi è il cuore di una campagna, è una sfida catturare l’attenzione di un utente che naviga. Tra 5 anni lo vedo interamente legato al machine learning quindi cambierà l’operatività legata alle campagne (e le figure necessarie): meno attività scimmiesche e più analisi dei dati, approccio critico e strategico.
Siamo giunti alla fine dell’intervista; come sempre, se hai qualche domanda ti aspettiamo nei commenti qui sotto.
Ci vediamo a Luglio per la prossima Be-Intervista 😉