Molto probabilmente hai già sentito parlare di LSI (Latent Semantic Indexing) e delle sue applicazioni nell’ottimizzazione SEO di un sito web. Già il suo acronimo, però, tende a spaventare un po’, e non ci si deve dunque stupire se sono in fin dei conti poche le persone che hanno capito davvero di cosa si tratta e come può essere realmente utile a un sito web. In questo post cercheremo di spiegarti dunque con delle parole semplici cosa è questo LSI e cosa c’entra con la SEO. E, non volendo trascurare nemmeno i detrattori dell’accoppiata tra ottimizzazione dei siti web e LSI, ti spiegheremo anche perché, secondo alcuni, il Latent Semantic Indexing non dovrebbe invece avere nulla a che fare con il mondo della SEO.
Per farla breve: arrivato in fondo a questo articolo, saprai praticamente tutto quello che devi sapere su questo spinoso topic!
LSI: cos’è?
Indice
Non staremo qui a menare il can per l’aia, e risponderemo subito alla tua domanda principale: il LSI è un metodo di indicizzazione. Occhio, non ti sto descrivendo IL metodo di indicizzazione di Google, quanto invece un metodo. Un neofita della SEO potrebbe pensare che, per scovare una precisa risorsa all’interno della rete, un motore di ricerca si metta alla ricerca della precisa query inserita dall’utente nei vari documenti pubblicati, restituendo solo le esatte corrispondenze. Insomma, se tu cercassi la parola ‘Ungaretti’, Google dovrebbe restituirti solo e unicamente delle risorse contenenti quella data parola. In realtà, Google è molto più intelligente di così, andando a cercare anche delle relazioni tra i vari documenti, che vadano quindi oltre la pura e banale ripetizione di una keyword. Questo vuol dire che se tu digitassi ‘Ungaretti’, Google andrebbe a cercare non solo quella particolare combinazione di caratteri, ma anche tutte le parole semanticamente correlate, come per esempio ‘poeta italiano’, ‘ermetismo’, ‘L’allegria’ e via dicendo. Ecco, in parole estremamente povere, di cosa si parla quando si tira in mezzo l’indicizzazione semantica latente.
Va detto che non si tratta di nulla di nuovo, anzi: la tecnica LSI è stata ipotizzata negli anni ’60 e brevettata nel 1989. Non è una novità, eppure capire il funzionamento dell’indicizzazione semantica latente, a nostro avviso, può aiutare parecchio qualsiasi persona che si trova a voler ottimizzare un sito web, dall’esperto SEO al creatore di contenuti di un piccolo blog aziendale.
Latent Semantic Indexing e SEO
La prima e fondamentale conseguenza dell’apprendere il funzionamento del metodo di indicizzazione LSI è quella di capire che la ripetizione forzata delle parole chiave all’interno di un testo web non ha molto senso. Perché andare a rendere pesante, artificioso e macchinoso un testo con il keyword stuffing, quando invece sappiamo che i motori di ricerca sono in grado di ‘capire’ di cosa stiamo parlando andando a confrontare la nostra pagina con degli altri testi in rete?
È sbagliato pensare a Google come a un motore di ricerca che guarda solo alla parola chiave, o che anzi guarda solo dove noi gli indichiamo di puntare lo sguardo – e quindi title tag, metadescription, headings, grassetti e via dicendo. No, Google legge la totalità delle nostre pagine, per carpire ogni singola parola, così da restituire dei risultati migliori ai tuoi utenti.
Ripetere continuamente e forzatamente la nostra parola chiave, dunque, non serve a nulla. Meglio scrivere testi più naturali, utilizzando parecchi sinonimi e tutti i termini correlati che possono essere utili al cliente, facendo largo utilizzo – perché no – delle preziose long tail keywords.
In rete si parla poi spesso dei migliori metodi per trovare delle keyword in linea con la tecnica LSI. Per farlo ci si può affidare agli stessi strumenti di Google, come i suggerimenti di Google Instant (ovvero il completamento automatico che il motore di ricerca ci propone quando inseriamo la nostra query nella sua barra di ricerca), o anche l’indispensabile Keyword Planner di Ads. Esiste infine uno strumento realizzato appositamente per trovare delle parole chiave e per sfruttare così a proprio vantaggio il Latent Semantic Indexing: parliamo ovviamente del portale LSI Keyword Generator (disponibile purtroppo solo in lingua inglese).
LSI e SEO: non tutti sono d’accordo
In rete ci sono alcuni esperti SEO che vanno ripetendo che no, le tecniche LSI non possono essere d’aiuto per la SEO. Tutti sanno che il metodo d’indicizzazione LSI è stato fondamentale per lo sviluppo dei motori di ricerca. I detrattori dicono però che non ci sono certezze o evidenze che gli odierni search engines utilizzino ancora oggi questo particolare metodo, e anzi, sottolineano il fatto che non è per nulla detto che, solo perché a Google si parla sempre di più di semantic search, si debba per forza fare riferimento alle tecniche LSI.
D’altro canto è vero che, per chi si occupa di creare dei contenuti ottimizzati dal punto di vista SEO, il fatto di tenere in considerazione il metodo di indicizzazione LSI è oltremodo utile: questo, di fatto, ci porta a creare dei contenuti migliori, più naturali, più ricchi, sia per gli utenti che per i motori di ricerca!