C’è il succo di mela, il succo di pesca, il succo di ananas, e il succo di link. Meglio: c’è il link juice. Ma che cos’è? Si ordina al bar? Si usa forse per miscelare qualche cocktail esotico e beverino? Nossignorə: il link juice non si beve. No, perché con questo termine si indica la qualità trasmessa dalle pagine attraverso un link. Si tratta, dunque, di un concetto basilare per chi si occupa di SEO, e in particolare di SEO offline, e quindi di link building.
L’importanza del link juice
In molti guardano alla link building come al male assoluto della SEO, e non hanno tutti i torti: quando fatta in modo spregiudicato si tratta infatti di una pratica del tutto scorretta, e non è dunque un caso se Google, negli ultimi anni, è andato via via penalizzando sempre più pesantemente chi abusa di questa pratica. Proprio per questi motivi si è passati sempre di più, negli ultimi anni, dalla link building alla link earning: non si tratta più di tracciare collegamenti artificiosi e forzati, quanto invece di incentivare al massimo dei link naturali, spontanei. Anche in questa seconda prospettiva, però, il concetto di link juice è fondamentale. Per cosa? Ma per il posizionamento sui risultati dei motori di ricerca ovviamente!
Banalizzando al massimo questo discorso, potremmo dire che Google è come un bambino che, di fronte a un tavolo pieno di brocche, accorre ad abbeverarsi da quella in cui la quantità di succo è maggiore.
Il motivo è semplice: nel momento in cui un utente immette una query sulla barra di ricerca, Google si trova a dover ordinare (in base all’utilità per l’utente) migliaia e migliaia di risorse online. Per farlo non può che affidarsi a una serie di criteri, tra i quali, per l’appunto, c’è il link juice – e quindi la somma del valore acquisto con i backlink – da una determinata pagina.
Accumulare juice
Per accumulare juice è necessario attirare link dall’esterno da siti di qualità. Non si tratta, insomma, di un gioco da ragazzi, né di un lavoro facile facile: i backlink di qualità, infatti, vanno guadagnati, con la realizzazione di contenuti di valore, originali, utili, talmente utili da essere citati da portali autorevoli.
E qui entra in gioco per l’appunto il concetto di autorevolezza di un sito, quella che gli inglesi e gli esperti SEO chiamano domain authority. Ma da cosa è definita l’autorevolezza di un portale? Ebbene, i fattori da tenere in considerazione sono tanti, e rientrano in gioco – anche qui – i link in entrata. Sì, perché anche la domain authority dei portali che linkano il tuo sito è a sua volta definita dalla quantità e dalla qualità dei loro link in entrata, nonché dall’età, dalla dimensione e dalla popolarità del sito.
Calcolare il link juice
Di fatto non si può calcolare il link juice di una pagina, né di un singolo link. Ci sono però dei fattori che, se osservati, ci possono aiutare a valutare il link juice di un link, così da capire quanto dobbiamo darci da fare per riceverlo. Ebbene, per prima cosa, per essere di valore, un link deve collegare due pagine coerenti. Questo significa che la pagina di partenza di un link deve trattare un argomento pertinente a quello che viene trattato sulla pagina di arrivo: una testata di cucina che riceve un link da un portale dedicato al golf in cui non si è mai parlato di nulla di culinario, da questo punto di vista, ha un valore – e quindi un link juice – tendenzialmente ridotto.
Un altro fattore da tenere in considerazione è la domain authority, come l’abbiamo spiegata sopra: puoi capire qual è l’autorevolezza di un sito rivolgendoti a strumenti come l’ottimo Open Site Explorer di Moz o come l’apposita funzione di SEOZoom.
Ma non è tutto qui: a contribuire al valore di un link in entrata è la sua stessa struttura. Chi se ne intende un po’ di SEO lo sa: un link è composto da vari componenti, ovvero dall’indirizzo del sito da puntare, dal titolo assegnato al link, dall’ancora e dalla specifica (il valore rel) per i motori di ricerca di seguire o meno il link. Il primo e più importante elemento da tenere in considerazione è, molto probabilmente, l’ancora, ovvero il testo su cui l’utente clicca per aprire il sito di destinazione. Per fornire valore al link, l’ancora deve essere significativa e coerente per il contenuto di atterraggio. Un post di un blog che parla di strategia web marketing per hotel, dunque, potrà guadagnare parecchio da un collegamento con un’ancora del tipo ‘web marketing per alberghi’ mentre non potrà farsene granché di un backlink con una semplice ancora generica come ‘clicca qui‘. Questo perché l’ancora è un elemento piuttosto importante per Google, in quanto dovrebbe offrire un suggerimento chiaro sul contenuto della pagina di atterraggio. Anche il fatto di indicare al motore di ricerca se seguire o meno un certo link, da un certo punto di vista, dà delle informazioni collaterali a Google: un link come valore “rel=nofollow” (piuttosto che un “valore rel= dofollow”) può infatti suggerire al motore di ricerca che non vale davvero la pena leggere quella pagina. E questo non può certo fare miracoli per il link juice della pagina di atterraggio!
Bene, ora sai cos’è il link juice, e hai dato pure una bella ripassata ad alcuni degli aspetti principali della SEO offline. Dì un po’: i contenuti che ti linkano sono di qualità?